Noci Bio Italiane

Il frutto della varietà Chandler si presenta ovale, la base e la sommità
sono arrotondate, la punta pistillare è poco sviluppata.
Il guscio è debole, fragile. Il frutto è mediamente di buone dimensioni,
con un diametro maggiore di 30 millimetri;
Il gheriglio si presenta di colore chiaro per il 90% dei frutti e ben
carnoso;
La resa media in sgusciatura, vale a dire il rapporto fra gheriglio (la
parte edibile) e peso complessivo del frutto in guscio, è compresa tra
il 52 % e il 55 %;

 

Informativa di visita al Fornitore

Materia Prima interessata:    NOCI GUSCIO BIO CHANDLER ITALIA – 0MB22005
Data:                                          OTTOBRE 2020
Fornitore:                                  NOCICOLTORI DEL DELTA – OP LA DIAMANTINA

Inquadramento geografico

Adagiata a cavallo tra il Veneto e l’Emilia Romagna, l’area del Delta del Po si estende sul territorio in cui il
fiume Po, ramificandosi, sfocia nel Mare Adriatico. La vita dei comuni di Lagosanto, Codigoro, Comacchio
come quella di tutti i centri vicini, fu influenzata dalle grandi opere di bonifiche, che ad inizio del ‘900
coinvolsero tutta l’area del basso ferrarese e trasformarono questi paesi in centri agricoli, modificandone
profondamente il territorio.
I terreni dell’azienda Porto Felloni (Nocicoltori del Delta) sorgevano principalmente sue due valli: Valle Trebba
e Valle di Comacchio; entrambe fino al XXesimo secolo erano parte di un’area storicamente paludosa la cui
morfologia ed idrografia ha origine dal progressivo avanzamento della linea costiera, dovuto agli apporti
alluvionali del Po: questi fattori hanno profondamente influenzato la connotazione del territorio.
I primi interventi risalgono al 1872, quando un gruppo di bonificatori iniziò a proprie spese la costruzione
dello stabilimento idrovoro di Marozzo e l’anno successivo alcune delle paludi di valle Gallare e dintorni
furono prosciugate.





Informazioni agronomiche e varietali

• Trattasi di nocicoltura specializzata biologica, con circa 285 piante/ettaro;
• Chandler, come varietà principale e Franquette come impollinatore;
• Il frutto della varietà Chandler si presenta ovale, la base e la sommità sono arrotondate, la punta
pistillare è poco sviluppata. Le valve sono sigillate e il bordo di sutura si presenta sottile e poco
pronunciato.
• Il guscio è debole, fragile. Il frutto è mediamente di buone dimensioni, con un diametro maggiore di
30 millimetri; l’altezza media è di 38-40 mm, il diametro medio di 32-34 mm, il peso tra i 9 e i 13
grammi. Il gheriglio si presenta di colore chiaro per il 90% dei frutti e ben carnoso;
• La resa media in sgusciatura, vale a dire il rapporto fra gheriglio (la parte edibile) e peso
complessivo del frutto in guscio, è compresa tra il 52 % e il 55 %;
• Gli impianti si trovano su suoli sottoposti a sistemazioni idrauliche, quindi livellati e drenati;
• Le coltivazioni hanno in dotazione stazioni meteo e sensori di umidità ambientale e del suolo;
• I suoli sono stati dissodati in profondità e ammendati con significativi apporti di sostanza organica;
• Nei primi anni viene utilizzata la pratica di catch-crop per evitare le perdite di azoto e nutrienti;
• La forma di allevamento è ad Asse strutturato con sviluppo di filari in pareti produttive;
• I noceti sono stati completamente inerbiti con miscugli multiessenze a partire dal 4° anno;
• La raccolta viene effettuata in maniera meccanizzata con raccoglitrici semoventi dedicate;
• Per uniformare la raccolta, si procede a scuotimento meccanico con macchine semoventi dedicate;
• Le lavorazioni post-raccolta ed essiccazione, vengono effettuate nei centri aziendali in prossimità dei
noceti.

 

Inquadramento paesaggistico

Il Delta del Po è un deposito sedimentario formatosi alla foce del fiume Po, nel mare Adriatico. Occupa una
superficie di oltre 400 km² ed è costituito da cinque rami fluviali.
Delta a ventaglio di forma triangolare formatosi per fasi successive, il Delta del Po ha mutato nel corso dei
millenni il suo assetto fisico. In continuo accrescimento, nell’ultimo secolo l’area deltizia ha continuato ad
avanzare alla media di circa 70 metri all’anno. In duemila anni il suo fronte è progredito di circa 65 km. In
epoca preistorica l’avanzamento a est del delta era più lento; l’attuale veloce espansione è una conseguenza
dei disboscamenti operati dall’uomo in tutto il suo bacino idrografico.
L’area deltizia del Po, da sempre soggetta ad alluvioni, ha conosciuto diversi progetti di controllo idraulico e
opere di bonifica. Essa presenta una straordinaria ricchezza di ambienti naturali e una grande varietà di specie
animali e vegetali. A tutela del delta, una delle più estese zone umide del Mediterraneo, è stato istituito nel
1988 il Parco regionale del Delta del Po, inserito nella lista del Patrimonio Mondiale stilato dall’UNESCO.
Gli interventi di bonifica, una volta giunti alla loro conclusione, hanno consentito di rendere coltivabile
un’area di circa 60.000 ettari, tutti con importanti capacità irrigue. È sorto un polo agricolo che oggi
rappresenta una eccellenza a livello nazionale per capacità produttiva, sia in termini di specie coltivate che
di rese. La combinazione favorevole tra terreno tendenzialmente sciolto e disponibilità irrigua è fattore
determinante per l’economia agricola del territorio, che spazia dalla cerealicoltura al vivaismo
all’ortofrutticoltura. La vicinanza al mare e la conservazione di zone vallive rendono il basso ferrarese una
zona di grande interesse anche dal punto di vista turistico.

Coltivazione e Filiera produttiva

Produrre con metodo biologico significa lavorare d’anticipo ed in maniera preventiva, partendo dalla
preparazione del terreno e dotando la pianta di resistenza endogena.
Tutti i noceti del progetto di filiera, sono stati impiantati su suoli sottoposti a indagine pedologica, così come
si prevede di fare su eventuali noceti futuri. Carotaggi lungo il profilo nei vari punti rappresentativi dei suoli,
approfondimenti analitici sugli orizzonti individuati, hanno portato a definire i necessari interventi correttivi
ed i lavori preparatori degli appezzamenti.
L’apporto di sostanza organica in pre-impianto è un fattore di primaria importanza, in particolare in terreni
sabbiosi che ne sono scarsamente dotati, anche in considerazione dell’inerbimento permanente adottato, il
quale ha limitate possibilità di interramento di ammendanti in fasi successive all’impianto. Tale inerbimento
controllato, realizzato dopo i primi due/tre anni dall’impianto permette di conservare la buona struttura del
terreno creata in fase di pre-impianto, di arricchirlo di sostanze organiche attraverso il ciclo naturale del
prato, di limitarne la compattazione del suolo causata dai mezzi meccanici e soprattutto di agevolare, con
un’adeguata portanza, il passaggio delle macchine operatrici per i trattamenti, lo scuotimento, la raccolta
meccanica e la potatura, in periodi in cui il rischio di saturazione idrica del suolo è tipicamente elevato.
E’ stato adottato l’inerbimento totale della superficie anche per agevolare la raccolta lungo la fila e per
limitare al massimo i contatti diretti tra le noci cadute a terra e il terreno, che sono causa di
ingiallimenti/imbrunimenti del gheriglio, contaminazioni e ammuffimenti.
Il controllo dei principali parametri pedoclimatici, grazie ai sensori e alle stazioni meteo aziendali, consente
la migliore gestione possibile degli interventi fitosanitari e nutrizionali nei noceti.
Nella fase di raccolta, la meccanizzazione dedicata con macchine semoventi e gommatura a basse pressione
consentono la migliore efficacia possibile della raccolta di noci limitando al minimo i danneggiamenti su
cotico erboso e alle piante. Il processo di lavorazione post raccolta viene effettuato in impianti aziendali con
linee di lavorazioni tra le più moderne e innovative adattate alla varietà Chandler, varietà il cui pregio è la
facilità di rottura del guscio. Pregio che è salvaguardato in fase di lavorazione con una serie di accorgimenti
per la riduzione al minimo degli impatti.
Le noci appena raccolte sono quindi smallate e lavate con sola acqua, senza l’aggiunta di alcun agente
sbiancante e successivamente essiccate attraverso un processo in pieno equilibrio tra temperatura e flusso
dell’aria, che porta il tenore di umidità delle noci intere a circa il 10% e quella del gheriglio a 6-7%. Raggiunta
tale umidità, le noci sono suddivise per calibro e sottoposte ad una rigida selezione per ottenere lo standard
qualitativo di Eurocompany.
Con la selezione sono identificate ed allontanate le noci con difetti causati principalmente dalla presenza di
insetti e dal raggrinzito (gheriglio secco). Essa è eseguita dapprima meccanicamente sottoponendo le noci ad
una ventilazione che allontana le noci leggere/vuote, e successivamente completata manualmente, noce per
noce, da personale qualificato. L’esito della selezione è monitorato continuamente da addetti appositamente
formati onde garantire al consumatore la qualità dichiarata.
L’Accordo di Filiera appena sottoscritto, ha l’obiettivo di concentrare le risorse territoriali individuate,
accorciando e rafforzando la catena di approvvigionamento. Il riconoscimento di un valore minimo di
acquisto ai produttori agricoli, la costituzione di un gruppo di coordinamento che include i produttori primari,
l’orizzonte temporale di medio lungo termine (5 anni), e la verifica della selezione presso i 3 centri di
lavorazione individuati, sono le azioni che Eurocompany sta mettendo in atto per favorire la strutturazione e
lo sviluppo sostenibile di una nuova iniziativa imprenditoriale basata su questa tipologia di noce.

 

Prospettive di produzione

In Italia, la nocicoltura biologica rappresenta una superficie marginale, non specializzata e diffusa
principalmente nei vecchi noceti promiscui delle regioni centro-meridionali. L’evoluzione dell’attuale
situazione dimostra che molta di questa produzione è il risultato di vecchie e ormai marginali coltivazioni
convertite al biologico.
Il noce, assieme a tutte le specie appartenenti al gruppo frutta secca, rappresenta quindi una valida
alternativa alle tradizionali coltivazioni frutticole, che da anni vivono un periodo di crisi agronomica ed
economica. Questo grazie anche ad un mercato particolarmente vivo.
Le superfici attualmente impiantate, dei nocicoltori aderenti all’accordo, sono:

Responsabilità ambientale ed agricoltura sostenibile

Le aziende facenti parte della nostra filiera, sono state tra le prime in Italia (1990) ad aver intrapreso un
percorso di apertura verso le nuove tecnologie di Agricoltura di Precisone e di applicazione pratica e diretta
dei concetti di questa particolare gestione agronomica che permette di intervenire in maniera puntuale e
precisa, evitando sprechi e risparmiando energia. Oggi, grazie al fatto che l’intero parco macchine è dotato
di sistemi di guida semi-automatica a correzione satellitare RTK, si è arrivati ad utilizzare le tecnologie a
dosaggio variabile degli input produttivi per le operazioni colturali quali la concimazione e la distribuzione
dei trattamenti.
Elemento essenziale è il continuo monitoraggio della variabilità degli appezzamenti attraverso mappature
delle produzioni effettuate annualmente, analisi dei suoli in laboratorio effettuate ogni tre anni e mappatura
globale della tessitura aziendale tramite la tecnologia ARP. Specifici software di elaborazione dati, quali
mappe dei suoli, loro fertilità e dati di produzione, restituiscono le informazioni necessarie alla preparazione
dei dosaggi e rilasciano accurata e precisa rintracciabilità di tutte le operazioni colturali eseguite e dell’utilizzo
delle materie prime.
Le aziende utilizzano sistemi di supporto alle decisioni come modelli previsionali per le malattie e di guida
alle concimazioni. Inoltre possiedono diverse centraline meteo e sonde di umidità installate in varie zone dei
propri terreni per la raccolta dei dati atmosferici e pedoclimatici, in particolare per conoscere le condizioni di
umidità e gli stress idrici degli appezzamenti in tempo reale.
La nuova frontiera dell’importanza dell’uso delle immagini ha indotto l’azienda a dotarsi di sistemi satellitari
e di due droni per il monitoraggio costante delle colture e del loro stato idrico, oltre che per l’elaborazione
di mappe utili a prescrivere gli interventi sito specifici per le varie operazioni colturali. I modelli sono in grado
di convertire complessi fenomeni climatici e colturali in facili e chiare scelte operative di campo, sono capaci
di gestire le informazioni in possesso dell’azienda come le analisi dei suoli, i dati storici, e aiutano nelle
decisioni offrendo consigli agronomici per ottimizzare al meglio gli input produttivi durante tutto il ciclo
colturale.
Per il monitoraggio continuo e l’ottimizzazione nella gestione dell’irrigazione, vengono utilizzate sonde e
centraline installate nei punti più rappresentativi degli appezzamenti durante i vari cicli colturali. Queste
sonde permettono di analizzare, registrare e conoscere l’umidità del suolo in tempo reale nei primi cinquanta
centimetri di profondità del terreno, leggendo il dato in cinque livelli di profondità, ogni dieci centimetri. Il
loro utilizzo consente all’azienda la prevenzione degli stress idrici su tutte le colture, e una tempestività nelle
scelte agronomiche legate all’irrigazione, nonché un aiuto concreto alla scelta della quantità di acqua da
distribuire evitando inutili sprechi. Inoltre i dati raccolti ed elaborati tramite un software dedicato sono
correlabili con le mappe satellitari.

 

 

Energie rinnovabili

Nell’ultimo decennio, lo sviluppo tecnologico ha permesso all’agricoltura di essere protagonista della
nascente filiera agroenergetica. In questa direzione si sono concentrati gli investimenti del gruppo, mirati a
rendere le aziende sempre più centrali all’interno di un modello di economia circolare. L’obiettivo è quello di
trasformare i prodotti – e in particolar modo i sottoprodotti – in energia rinnovabile e pulita, tramite processi
che non generino alcuno scarto: trattando prodotti organici, il residuo delle trasformazioni è restituito alla
terra, in modo tale da fornire una preziosa concimazione al nuovo raccolto. Dal 2012 GestCAV (Az. Volta) si
è dotata di un impianto di Biogas, per produrre energia elettrica pulita e rinnovabile. Questo avviene grazie
a un processo di fermentazione che trasforma insilato di mais e triticale in un gas grezzo, detto appunto
Biogas. Quest’ultimo tramite un cogeneratore restituisce energia elettrica nonché calore utile al processo
produttivo. Il nuovo impianto per la produzione di BioMetano è un ulteriore esempio di valorizzazione delle
produzioni agricole. In questo caso l’alimentazione dell’impianto si basa su sottoprodotti come la paglia di
cereale e stocchi di mais, i quali vengono fatti fermentare per produrre Biogas, successivamente raffinato in
BioMetano e immesso nella rete pubblica.
Porto Felloni, con lo sguardo all’evoluzione delle esigenze energetiche del pianeta e coerentemente ai
principi di sostenibilità ambientale, dal 2010 al 2012 ha realizzato tre impianti fotovoltaici, della potenza
complessiva di circa 2,5 Megawatt, parte su tetti bonificati dall’amianto. La loro capacità produttiva di energia
elettrica “pulita” risponde al fabbisogno di circa 750 famiglie.